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La Vita di San Giuseppe della Serva di Dio Cecilia Baij O.S.B. (versione audio e testo) - audiolibro mp3 online

Libro I – (18) Capitolo XVIII – San Giuseppe e la sua santissima Sposa Maria partirono da Gerusalemme e arrivarono a Nazaret, loro patria; ciò che praticarono nel loro animo

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Libro I – (18) Capitolo XVIII – San Giuseppe e la sua santissima Sposa Maria partirono da Gerusalemme e arrivarono a Nazaret, loro patria; ciò che praticarono nel loro animo

I due santi sposi avevano preparato tutto per la partenza. Prima di
mettersi in cammino la Santissima Vergine volle la benedizione anche del
suo Sposo, praticando in tutte le sue azioni la bella virtù dell’umiltà, a lei
tanto cara e da lei tanto stimata. Nasceva, però, fra i due sposi una santa contesa,
perché Giuseppe, essendo anche lui umilissimo, e conoscendo il merito
impareggiabile della sua santa Sposa, ricusava di fare ciò, ma le umili suppliche
della santissima sua Sposa non potevano da lui non essere assecondate;
così il Santo accondiscendeva a benedirla e supplicava il suo Dio ad accompagnarli
anche con la sua divina benedizione.
Partirono infine con molto loro piacere, perché sapevano di adempiere
la divina volontà. I santi sposi andavano a piedi con un giumento soltanto,
che portava i loro poveri arnesi. Si struggeva il cuore di san Giuseppe
nel vedersi così povero da non poter dare alla sua Sposa alcun sollievo e comodità
nel viaggio, e con lei se ne lamentava; ma la santa fanciulla Maria gli
faceva animo e gli diceva che lei di ciò era contentissima, e che godeva molto
di vedersi povera, e che solo bramava la ricchezza della grazia del suo
Dio; e diceva al suo sposo Giuseppe: «Sappiate che quanto più grande sarà la
nostra povertà temporale, tanto più il nostro Dio ci arricchirà di beni spirituali
e tanto più a Lui saremo graditi». Si consolava molto il nostro Santo, nel
sentire le parole della sua purissima ed amata Sposa.
I due più grandi personaggi del mondo, benché sconosciuti a tutti,
viaggiarono con questa povertà e incomodità. Erano soli, senza accompagnamento
alcuno, ma a loro facevano corte grande moltitudine di Angeli,
che li accompagnavano la giovane Maria, già destinata da Dio per Madre del
Divin Verbo; lei sola però udiva le armonie angeliche. In questo viaggio Dio
permise, per consolazione di san Giuseppe, che più volte, nel riposo che facevano,
gli uccelli a schiere cantassero dolcemente intorno alla santa sposa
Maria; questi ne restava ammirato e insieme consolato. E ad questo fatto [entrambi]
prendevano motivo per lodare e benedire la bontà del loro Dio che
anche con questi segni li favoriva.
Avendo fatto un po’di viaggio, essendo stanchi, si riposarono per
qualche tempo, e san Giuseppe supplicò la sua Sposa di volere cantare qualche
lode al suo Dio, poiché sembrava che gli uccelli stessi l’invitassero. Ubbidì
la purissima Sposa e cantò un cantico di lode al suo Creatore, che narrava
meraviglie della divina potenza.

Restavano stupiti persino gli spiriti angelici; tanto più il nostro Giuseppe
che andò in estasi per la dolcezza e stette alquanto assorto, mentre la
divina Sposa fece molti atti di adorazione al suo Dio.
Tornato dall’estasi il Santo rivolto alla sua Sposa le disse: «O sposa
e colomba mia, quanto diletto portano a me i vostri canti e le vostre lodi, che
con tanta grazia date al nostro Dio! Come sempre ho da ammirare i tesori di
grazia che il nostro Dio ha in voi collocati!
Corrispondete con altrettanto amore alla divina liberalità: anch’io vi
farò compagnia e sempre loderò e benedirò il nostro Dio, che si è degnato
arricchirvi di tanta grazia e di tanti doni; e voi fatelo per me, che mi ha scelto
fra tanti, a godere la vostra amabile e desiderabile compagnia».
Si umiliava Maria, a queste parole, e rivolgeva tutta la lode al suo
Dio, ritenendo se stessa vilissima ancella. Diceva al suo Sposo che quanto in
lei ammirava e conosceva di bene, era tutto dono di Dio, dato a lei per sua
sola bontà, senza che essa ne avesse alcun merito; perciò ogni volta che egli
scorgeva in lei qualche grazia, subito ne doveva dare lode al Datore di ogni
bene, Dio, immenso ed infinito, che così generoso si mostrava con le sue
creature, specialmente con lei, creatura vilissima e del tutto immeritevole.
Ammirava il santo Sposo, le umili parole della sua Sposa e ne dava
lode a Dio, godendo che avendola tanto arricchita di doni celesti, le desse
anche un così basso sentire di se stessa, e fosse tanto fondata sulla bella virtù
dell’umiltà. Seguitarono il loro viaggio, lodando e benedicendo Dio e il cuore
del nostro Giuseppe sempre più si riempiva di giubilo e di amore verso il
suo Dio; e spesso diceva alla sua santa Sposa che ringraziasse lei Dio da parte
sua, perché lui non sapeva farlo come doveva, per la grande e impareggiabile
grazia che gli aveva fatto di eleggerlo per suo Sposo e custode.
Al Santo sembrava che questa fosse una grazia impareggiabile, e così
la chiamava, come infatti era. Ma Dio aveva già destinato di fargli una
grazia assai maggiore, che egli non sapeva né poteva penetrare, ed era che
gli avrebbe dato in custodia il Verbo Incarnato, e che questi sarebbe stato a
lui sottomesso. Grazia, questa impareggiabile e sopra ogni umano intendimento.
Eppure il nostro Giuseppe arrivò a conseguire una sì grande grazia di
essere padre putativo del Verbo Incarnato.
Pareva al Santo che non gli restasse altro da desiderare di grande e
sublime, ma solo di arrivare a vedere con i propri occhi il Messia promesso e
di impegnarsi tutto al suo servizio: questo solo desiderava, ma non pensava
di potervi arrivare. Intanto si consolava di avere conseguito una compagna
tanto degna e tanto santa, con la quale poteva trattare delle grandezze del suo
Dio, e da lei [poteva] essere aiutato nella pratica delle virtù e nell’acquisto
dell’amore verso Dio. Di questo il Santo era pieno di desiderio.
Arrivati i santi sposi a Nazaret, non trovarono cosa alcuna per rifocillarsi.
Il nostro Giuseppe procurò subito di andare nella piccola casa della
sua sposa Maria, e facilmente gli riuscì. Essendo l’ora tarda, entrarono nella
loro casa, dove non vi era alcuna comodità, e per quella sera stettero là con
la loro povertà, cibandosi solo di poco pane che avevano con loro e trovando
acqua per bere.
Godeva di ciò la sua santa sposa Maria, perché era amante della povertà,
ma compativa molto l’afflizione che sentiva il suo Sposo al vedersi
tanto povero; e gli faceva animo e lo consolava con le sue parole che il Santo
gustava assai più di qualsiasi squisita vivanda, e diceva alla sua Sposa che le
sue parole erano sufficienti a consolarlo e ristorarlo.
La prima cosa che fecero appena arrivati fu di lodare e ringraziare
Dio di averli fatti giungere in quel luogo e di averli assistiti nel viaggio. Dopo
si rifocillarono alquanto, come dissi, e dopo di avere lodato di nuovo il
loro Dio, disposero il luogo dove dovevano stare.
Disse Giuseppe alla sua Sposa di scegliersi la stanza dove voleva
stare ritirata a pregare e riposarsi, ma la Santa Vergine, umilissima, non volle
ciò fare di sua elezione, quantunque la casa fosse sua, ma supplicò il suo
Sposo di volersi degnare di assegnargliela lui, toccando a lui comandare ed
ordinare tutte le cose come suo capo. Lo fece il Santo, assegnando alla sua
Sposa una stanza per il suo ritiro, un’altra per sé ed una dove egli potesse
esercitare l’arte sua – era una stanza inferiore e più al basso delle altre – ed
una piccola stanza dove potesse cucinare.
Dopo che il Santo ebbe ordinato [tutto ciò], si mostrò contenta ed
appieno soddisfatta la santa sposa Maria; e dopo avere fatto un lungo colloquio
col suo sposo Giuseppe a lode del suo Dio, gli domandò il permesso di
ritirarsi nella sua piccola stanza. Restarono d’accordo che il giorno seguente
avrebbero deciso come vivere qui e che cosa fare. Il Santo diede licenza alla
sua sposa di ritirarsi ed anche lui si ritirò per prendere qualche riposo. Il riposo
di quella notte fu sulla nuda terra, non avendo altro per il momento che
quel poco di arnesi che avevano portato da Gerusalemme.
La santa Sposa passò la notte quasi tutta in orazione, ed il nostro
Giuseppe, essendo stanco, si riposò, e l’Angelo gli parlò nel sonno e
l’assicurò che era volontà di Dio che vivessero in povertà, che per ciò non si
affliggesse e procurasse di tenere solo quello che era necessario e niente più,
e che si mantenesse col suo lavoro e che si mostrasse sempre più grato a Dio
per il dono che gli aveva fatto di una sposa così santa e degna.
Giuseppe, destatosi dal sonno e fattosi giorno, fece prima la sua solita
preghiera a Dio. Si sentiva attirato dall’amore di andare a vedere la sua
purissima Sposa, e era impaziente perché lei non usciva dal suo ritiro, né ardiva
chiamarla. Si mise pertanto ad aggiustare la sua bottega con quei pochi
arnesi che aveva portato, e, posto tutto in ordine, tornò di nuovo a trovare la
sua Sposa. Vedendo che tardava, si pose alla porta ad osservare ciò che fosse
[accaduto] della sua Sposa con desiderio di presto vederla e parlarle.

Dalle fessure della porta vide che la stanza era piena di splendore celeste,
ed intese un soavissimo odore ed insieme una consolazione interna
molto grande.
Da questo conobbe chiaramente che la sua santa Sposa stava parlando
con Dio: perciò il Santo si ritirò, e in seguito non si accostò mai più alla
sua stanza, per disturbarla, ma la lasciava libera; e quando bramava vederla o
parlarle, se lei si trovava nel suo ritiro non ardiva disturbarla, ma con pazienza
l’aspettava. Godeva del suo bene e delle delizie che lei si prendeva trattenendosi
a parlare con Dio da sola a sola ed aveva una santa invidia verso la
fortunata sua Sposa, dicendo fra di sé: «Beata lei, che veramente si rende degna
delle visite del nostro Dio! Infatti è del tutto santa e perfettissima in tutte
le virtù».
La Santissima Vergine, terminata la sua orazione, uscì dalla sua
stanza, e trovò il suo sposo Giuseppe che l’aspettava. Il Santo la vide più che
mai bella e graziosa. E ne restava sempre più ammirato, così che appena ardiva
parlarle. La santa Sposa si mostrò umile, cortese ed affabile, salutandolo
con molta grazia.
Lodarono di nuovo insieme il loro Dio e dopo si consigliarono su ciò
che dovevano fare circa il mantenimento del vitto necessario, perché ne erano
del tutto sprovvisti. Giuseppe aveva qualche denaro del lavoro che aveva
fatto a Gerusalemme, e andò a: comperare quello che era necessario per il
loro mantenimento.
Anche i vicini andarono a rallegrarsi con la santa sposa Maria, e trovandola
tanto povera, non mancarono con amorevoli cure di portare loro ciò
che era necessario. La santa Sposa gradiva e riceveva tutto a titolo di elemosina,
praticando una grande umiltà e gratitudine verso chi la beneficava, e
ricambiando in seguito il beneficio ricevuto con il lavoro delle sue mani.
Nelle visite, però, si mostrava grata e cortese, ma di poche parole, e tutte ordinate
e prudenti. Così ognuna ammirava la sua modestia e grazia: tutte le
restarono affezionate e desiderose di intrattenersi con lei.
La santa Sposa gradì in quel primo momento le visite, ma dopo si
mostrò aliena da riceverle, benché tutto facesse con grazia singolare. Ammetteva
però la visita di quelle vergini che temevano ed amavano Dio e con
quelle si intratteneva in sacri discorsi.
Il suo santo sposo Giuseppe aveva già provveduto a ciò che era loro
necessario, perciò se ne tornò subito dalla sua santa sposa Maria, non potendo
stare lungo tempo lontano da lei, perché la sola sua presenza gli recava
una consolazione molto grande.
Tornato il Santo dalla sua Sposa, e consegnatole quello che aveva
portato per i loro bisogni, di nuovo lodarono e ringraziarono il loro Dio che
di tanto bene li aveva provveduti. Giuseppe trovò anche da lavorare, così poteva
mantenere con le sue fatiche la santissima sposa Maria. Anche lei si impegnava
a lavorare per acquistare il vitto necessario, con il lavoro delle sue
mani, disponendo Dio con grande provvidenza che le capitasse subito
l’occasione di potersi acquistare il vitto necessario. I santi sposi ammirarono
la divina provvidenza, e non cessarono di lodare e benedire il loro Dio che si
mostrava generoso con loro e con amore li provvedeva. Essi si animavano
sempre più a corrispondere ai benefici che Dio faceva loro, e crescevano nel
suo amore.

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