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La Vita di San Giuseppe della Serva di Dio Cecilia Baij O.S.B. (versione audio e testo) - audiolibro mp3 online

Libro I – (19) Capitolo XIX – Come si comportarono i santi sposi, Maria e Giuseppe, prima DELL’INCARNAZIONE DEL VERBO DIVINO; LE VIRTÙ CHE PRATICARONO E I TRAVAGLI CHE SOFFRIRONO PER OPERA DEL NEMICO INFERNALE

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Libro I – (19) Capitolo XIX – Come si comportarono i santi sposi, Maria e Giuseppe, prima DELL’INCARNAZIONE DEL VERBO DIVINO; LE VIRTÙ CHE PRATICARONO E I TRAVAGLI CHE SOFFRIRONO PER OPERA DEL NEMICO INFERNALE

I santi sposi, avendo provveduto sufficientemente a ciò che era necessario,
decisero il tempo che dovevano stare insieme e trattenersi in sacri
colloqui, il tempo in cui dovevano pregare, e quello del lavoro; tutto [disposero]
con sapienza e bell’ordine, perché la santa Sposa faceva tutto col consiglio
di Dio, con il quale trattava familiarmente, ed in tutte le sue opere cercava
di capire quale fosse la volontà del suo Dio.
Perciò la mattina di buon ora si intrattenevano nel recitare parte dei
Salmi di Davide, e dopo il nostro Giuseppe andava a lavorare, e la Santissima
Vergine preparava il pranzo, nel quale spendeva poco tempo: infatti, il
loro vitto era molto parco, e per lo più era poca minestra con qualche frutto o
qualche pesciolino, e questo succedeva di rado.
A volte però cucinava qualche cosa di più per il suo Sposo Giuseppe
e questo lo faceva per il sollievo del suo Sposo, il quale si affaticava molto
nel lavorare. Ella però non gustò mai altro all’infuori di ciò che abbiamo detto,
e diceva al suo Sposo, perché non la costringesse a mangiare carne, che
lei si affaticava poco, perciò poco cibo era più che sufficiente; il Santo non la
costringeva in questo, conoscendo che la sua Sposa tutto faceva con grande
prudenza e sapienza.
Giuseppe, terminato il suo lavoro e trattenutosi tutto il tempo destinato
per lavorare, andava subito a trovare la sua santa Sposa, e di nuovo recitavano
le divine lodi; dopo prendevano il cibo necessario. In questo tempo
dicevano qualche parola in lode del loro Dio, ed a volte il Santo restava tanto
consolato per le parole della sua Sposa che tralasciava anche di cibarsi.
Dopo il cibo rendevano le dovute grazie a Dio e poi si intrattenevano
in sacri colloqui; anche per questo era destinata un’ora stabilita e dal santo
Sposo era tanto bramata, per poter sentire parlare la sua Sposa Maria, e per
lo più andava in estasi per la gioia che ne sentiva.
In questi discorsi che facevano fra loro, il santo Sposo le raccontava
spesso quello che gli era capitato nella sua vita passata, le grazie che da Dio
aveva ricevuto e quello che l’Angelo gli diceva nel sonno. Dopo che Giuseppe
sposò la Santissima Vergine, l’Angelo si fece sentire molto di rado,
perché gli bastava la santa compagnia che aveva conseguito. La santa Sposa
sentiva con gioia quello che il suo sposo Giuseppe le raccontava, e da ciò
prendeva occasione di lodare maggiormente Dio.
Il nostro Giuseppe diceva alla sua Sposa: «Sappiate, Sposa mia, che
adesso l’Angelo nel sonno non mi parla più come prima, ma molto di rado.
Io però sono contento di quanto il nostro Dio dispone, bastandomi di avere la
gioia di trattare con voi, avendo tanto desiderato una creatura con la quale
potessi parlare delle grandezze del nostro Dio. Mi fu promesso dall’Angelo
che l’avrei ottenuta, ma non avrei mai creduto che mi sarebbe toccata una
così felice sorte di trattare con voi e di sentire i vostri discorsi, tanto colmi di
sapienza celeste».
La santa Sposa rispondeva con umili e prudenti parole, e narrava al
suo Giuseppe quanto fedele fosse il loro Dio nelle sue promesse, e perciò
anch’essi dovevano esserGli fedeli nell’amore e nel servirlo. Il santo Sposo
cercava con grande premura che cosa doveva fare per il suo Dio, e lei umilmente
gli rispondeva che Dio gradiva di essere servito con amore, con fedeltà,
e che in tutte le azioni procurasse di adempiere la sua divina volontà.
Incominciava a parlare di tutte le virtù con le quali l’anima si rende
capace di ricevere le grazie di Dio ed a Lui si rende gradita ed accetta. Il santo
Sposo restava infiammato di amore di Dio per quello che udiva dalla sua
Sposa. Le parole della santa Sposa avevano una forza così grande che infiammavano
i cuori di chi le udiva; molto più restava infiammato il cuore del
nostro Giuseppe che già era tutto acceso d’amore verso il suo Dio, e nel sentire
le parole della sua sposa Maria godeva tanto che sarebbe stato sempre ad
ascoltarla, di giorno e di notte, senza curarsi né di cibo né di riposo.
Molte volte quando il Santo, durante il proprio lavoro, era stanco ed
afflitto, andava subito a trovare la sua Sposa per sollevarsi, ed alla sola vista
[di lei] restava tutto consolato.
La santa Sposa lo consolava con molta grazia e l’animava alla sofferenza
e gli diceva: «Se tanta consolazione si sperimenta nel solo parlare del
nostro Dio, quale consolazione sarà il trattare con Lui, e godere nel suo Regno
la beata visione! Preghiamo dunque con grande insistenza il nostro Dio,
perché si degni inviarci presto il Messia promesso, perché per suo mezzo noi
siamo fatti degni di entrare in Cielo, per goderlo eternamente».
Così iniziavano a discorrere sulla venuta del Messia. La santa Sposa
si mostrava tanto ardente nel desiderio di questa venuta che ne accendeva il
desiderio anche nel suo Sposo e gli diceva: «Domandiamolo con grande insistenza,
con viva fede, perché il nostro Dio vuol essere pregato con ardore!».
Il Santo le diceva che lui, sin dalla sua fanciullezza, ne aveva avuto un vivo
desiderio e che sempre ne aveva pregato Dio con grande istanza, e che
dall’Angelo gli era stato manifestato che Dio gradiva le sue suppliche e che
voleva esserne pregato.
La santa Sposa, quantunque sapesse tutto, si mostrava desiderosa di
sentire ciò e ne godeva molto, e diceva al suo Giuseppe: «Dunque animiamoci
a domandare la grazia con premura, tanto più che il nostro Dio lo gradisce
e lo vuole». Si mettevano insieme a fame la domanda e Dio gradiva
molto le loro suppliche e i desideri ardenti dei loro cuori.
Mentre il nostro Giuseppe era in tanta felicità e consolazione nel suo
spirito, per la sorte felice che aveva di trattare con la sua santa Sposa, non gli
mancavano le afflizioni. Mentre stava nella sua piccola bottega a lavorare, vi
andavano alcuni a rimproverarlo perché si era ridotto in tanta povertà, e dissipava
tutti i beni che il suo genitore gli aveva lasciati; e gli dicevano delle
parole pungenti e di scherno.
Il Santo non rispondeva nulla, soffrendo tutto con grande pazienza e
serenità. Da quelli era trattato da uomo di poco senno e gli dicevano che non
rispondeva perché conosceva il male che aveva fatto. Il Santo taceva ed offriva
tutto al suo Dio, per amore del quale si era ridotto in quello stato di povero,
e per Suo amore tutto soffriva.
Poi andava dalla sua Sposa ed a lei raccontava tutto; ella l’animava
alla sofferenza, e gli diceva che di ciò si rallegrasse, perché dava gusto a
Dio. A lei raccontava anche tutto ciò che gli era accaduto alla morte dei suoi
genitori, e perché si era ridotto in quello stato di tanta povertà. La santa Sposa
lo ascoltava con piacere e lo consolava di nuovo. Il Santo a volte si trovava
sprovvisto [di beni], e ne sentiva pena a riguardo della sua sposa perché
non le poteva somministrare il vitto necessario, ma lei gli faceva animo, e
con tanto garbo l’esortava a goderne e non ad affliggersi, al punto che il Santo
ne restava tutto consolato ed ammirato dell’eroica virtù della sua amata Sposa.

Rivolto poi al suo Dio lo ringraziava affettuosamente della grazia
fattagli nel dargli una sposa tanto santa e perfetta in ogni virtù.
Quando i santi sposi erano sprovvisti di cibo, e non sapevano come
trovarlo, la Santissima Sposa diceva al suo Giuseppe che si mettesse a tavola,
e anche lei vi si metteva e supplicava Dio a volersi degnare di consolare il
suo sposo Giuseppe, che era afflitto per la povertà e era bisognoso di cibo.
Poi incominciavano a parlare delle grandezze di Dio, e la Santa Sposa ne
parlava con tanto ardore che il suo Giuseppe ne andava in estasi per la gioia,
e lei anche restava rapita in estasi. E stavano in tale modo per molto tempo,
mentre Dio faceva loro gustare la sua dolcezza e soavità, in modo che, tornati
dall’estasi ,si trovavano sazi come se si fossero cibati di vivande squisite
e delicate. Perciò la Santa Sposa ne prendeva motivo per fare animo al suo
Sposo e rallegrarsi quando si trovavano sprovvisti di tutto, perché Dio stesso
li avrebbe saziati con la sua grazia. Il nostro Giuseppe restava sempre più
ammirato della bontà e generosità del suo Dio e della santità della sua Sposa,
e teneva per certo che Dio per riguardo ad essa lo favorisse tanto e si mostrasse
a lui tanto generoso.
Altre volte Dio li provvedeva per mezzo delle creature, ispirando i
loro cuori a fare loro qualche elemosina di ciò che gli era necessario. Altre
volte trovavano la tavola apparecchiata con pane e frutti; tutto ciò veniva loro
somministrato per mano di Angeli. Tutto questo, però, succedeva, quando
erano in estrema necessità e non avevano modo alcuno di provvedersi di
quanto loro occorreva. Passavano poi tutto il resto del giorno in continue lodi
e ringraziamenti al loro Dio.
I santi sposi andavano così crescendo nella pratica delle virtù, soffrendo
con allegrezza la povertà, umiliandosi sempre più al cospetto del loro
Dio, e prestandosi fra di loro una esatta obbedienza.
La santa Sposa però si mostrava in tutto singolarissima, in modo che
era ammirata perfino dagli Angeli stessi che le facevano corona. Crescevano
altresì nell’amore verso il loro Dio, e nei frequenti discorsi che facevano, si
accendeva sempre il loro cuore, in modo che il soggetto e l’oggetto, dei loro
pensieri, parole ed opere, non era altro che il loro Creatore, da loro unicamente
e intensamente amato.
Quanto crebbe il nostro Giuseppe nell’amore di Dio e nelle virtù per
la conversazione con la sua santa Sposa, non è facile spiegarlo da lingua
umana. Il Santo riconosceva i grandi benefici che il suo Dio gli faceva e gli
si mostrava grato, ringraziandolo continuamente; e Dio sempre più lo colmava
di grazie e di celesti benedizioni.
Quantunque fossero tanto poveri, non lasciavano di fare l’elemosina:
quando capitava loro il denaro per il lavoro che facevano, lo davano sempre
parte ai poveri molto volentieri. La santa Sposa però non volle mai prendere
denaro alcuno del lavoro che faceva, ma lo faceva prendere al suo Sposo,
perché lui ne disponesse a suo piacere; solo gli raccomandava l’elemosina
per i poveri. Il santo Sposo, che aveva questa attitudine particolare, non tralasciava
di assecondare il desiderio della sua Sposa e faceva larghe elemosine
quando gli capitava il denaro, servendosi solo di quello che era necessario
per il loro mantenimento e nient’altro.
Facevano l’elemosina con l’intenzione di piacere maggiormente a
Dio e sollecitarlo a volere mandare presto il Messia promesso, facendo per
questo orazioni, digiuni e elemosine, sapendo che ciò era gradito a Dio e
che per questo mezzo si muoveva facilmente a fare grazie. Infatti i santi
Sposi si mostravano in tutto e per tutto perfettissimi e molto graditi a Dio,
servendolo fedelmente e cercando, in tutte le loro opere, il Suo divino beneplacito,
il Suo gusto e la Sua maggior gloria.
Dio dava loro chiari segni e testimonianze di quanto gli fossero gradite
le loro opere, e quanto gradiva il loro servizio.
Il comune nemico fremeva tutto sdegnato contro il nostro Giuseppe
e la sua Santissima Sposa, non potendo soffrire tanta luce nel mondo. Si trovava
molto debilitato di forze per le virtù dei due santi Sposi, specialmente
per l’ardente amore di Dio che regnava nei loro cuori, come anche per la loro
umiltà, purità ed astinenza.
Non ardiva avvicinarsi con tentazioni, perché da forza superiore era
tenuto lontano: anche per questo ne fremeva di rabbia. L’astuto e malizioso
nemico procurò di trovare il modo per mettere guerra fra i due santi Sposi,
perché, diceva, se si rompe la carità fra di loro, facilmente giungerò nel mio
intento in tutto il resto.
Così istigò alcuni vicini dei santi sposi. Questi, mossi da invidia
dell’unione e carità che regnava fra di loro, andarono più volte dal santo
Sposo a parlargli della sua Sposa per mettergliela contro. Gli osservavano
che stava tanto ritirata, che così poco lavorava e non aveva maggior cura di
lui e non lo serviva con più esattezza.
Varie cose gli dicevano, tutte frivole, ma grandi sembravano a un
cuore ingelosito come quello di costoro istigati [al male], E tutto dicevano
con tanta premura che pareva fosse, non solo vero, ma anche capace di muovere
a sdegno l’animo di Giuseppe verso la sua santa Sposa.
La risposta, però, che il Santo dava loro era tale che [essi] restavano
confusi e il demonio scornato, perché [egli] lodava al sommo la sua santa
Sposa con brevi parole; così non ardivano più di parlargli di ciò.
Non mancarono altri che si misero a dire male e procurare di mettere
in disgrazia il Santo presso la santa Sposa ma, poiché ella era illuminata e
tutto penetrava, con le sue parole faceva restare non solo confusi chi di ciò le
parlava, ma li faceva ravvedere del loro errore; ed [essi], tutti trasformati,
tornavano alle loro case, molto ammirati delle virtù, della prudenza e santità
della Santissima Sposa.
Così il nemico restava più che mai confuso e infuriato, e la sua rabbia
e il suo furore erano assai più grandi verso la Santissima Vergine: infatti,
per le sue virtù il nemico si trovava molto debilitato, e cercava un modo o un
altro per disturbarla, ma non gli riuscì mai, anzi restava sempre più confuso.
Non poteva capire da dove procedesse tanta potenza sopra di lui nella santa
Sposa: la considerava una pura creatura come le altre, non sapeva la virtù divina
e la pienezza della grazia che nell’anima sua si ritrovava.
Ella, quando si avvedeva che il nemico si infuriava più che mai contro
di lei, e contro il suo sposo Giuseppe, avvisava lui con grande umiltà,
perché il suo Sposo stesse più attento e si guardasse dalle frodi del nemico.
E insieme accrescevano le orazioni, i digiuni e gli atti di umiltà per
debilitare il nemico infernale, il quale restava sempre più abbattuto e scornato.
Con questa pratica delle virtù e delle orazioni i santi sposi accrescevano
per se stessi i meriti, e per i nemici infernali le confusioni.
Ogni volta che il nostro Giuseppe si trovava travagliato per mezzo di
qualche creatura di cui il demonio si serviva per disturbarlo, andava dalla sua
Sposa e tutto le manifestava, ed era da lei consolato ed animato a soffrire con
pazienza ogni travaglio, perché così sarebbe stato gradito al suo Dio.
Il Santo restava non solo consolato, ma molto animato a soffrire tutto
con pazienza e con allegrezza, crescendo sempre più in lui l’amore e la
stima verso la sua santa Sposa.
A volte il nostro Giuseppe era molto stanco per la fatica dell’arte
sua: perciò, dopo essersi molto affaticato, andava dalla sua Sposa e la pregava
di dare qualche sollievo alla sua stanchezza ed a fargli grazia di cantare
qualche lode al suo Dio.
La santa Sposa lo compiaceva dolcemente cantando le divine lodi,
così il Santo se ne andava in estasi per la dolcezza che ne sentiva e dopo le
diceva: «Sposa mia, voi siete sufficiente, col solo vostro canto, a consolare
qualsiasi cuore afflitto.
Quanta consolazione mi portate! Quanto sollievo io sento nella mia
stanchezza! Che fortuna è stata la mia di potervi sentire! E se la sola vostra
vista mi porta consolazione, quanto più nel sentirvi parlare! Che farò mai per
il nostro Dio che si è degnato farmi tanta grazia?!»
La santa Sposa prendeva motivo da queste parole per dare lode a
Dio, datore di ogni bene, ed esortava il suo Sposo ad accendersi sempre più
nell’amore di Dio e ad essergli grato, perché – diceva – infonde in me queste
grazie, affinché voi restiate consolato nelle vostre afflizioni e sollevato nei
vostri travagli; così il Santo si accendeva sempre più nell’amore e gratitudine
verso Dio, e restava sempre più ammirato della virtù della sua Santissima
Sposa.

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Libro I – (19) Capitolo XIX – Come si comportarono i santi sposi, Maria e Giuseppe, prima DELL’INCARNAZIONE DEL VERBO DIVINO; LE VIRTÙ CHE PRATICARONO E I TRAVAGLI CHE SOFFRIRONO PER OPERA DEL NEMICO INFERNALE