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Un fanciullo era stato dato dai suoi genitori in oblazione a un monastero

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Un fanciullo era stato dato dai suoi genitori in oblazione a un monastero e dopo un certo tempo essi vennero a vederlo. L’anziano disse a uno dei fratelli di chiamare il bambino. Mentre il piccolo si avvicinava, l’abate gli disse: «Chi t’ha chiamato?». E dandogli un ceffone ordinò: «Va’ nella tua cella». I genitori si fecero tristi.

Ma poco dopo ripeterono: «Ordina che ci conducano il piccolo». E l’abate chiamò un fratello e gli disse: «Porta qui il fanciullo». Quando arrivò, l’anziano gli diede un altro ceffone ripetendo: «Chi t’ha chiamato? Va’ in cella!». Di nuovo rattristati, i genitori dissero: «Ahimè, perché mai siamo venuti!». Ma di lì a poco, mossi dalla natura, dissero all’abate: «Facci venire il bambino». Ed egli disse a un fratello: «Chiamalo». Ma quando venne, un altro ceffone e: «Chi t’ha chiamato? Va’ in cella». Era partito da poco quando l’abate lo richiamò lui stesso e, avendolo preso dolcemente per mano, lo diede ai suoi genitori dicendo: «Ecco che vostro figlio è diventato un monaco».

I genitori, commossi, resero grazie a Dio per il profitto del piccolo, testimoniato dall’abate. Preghiamo anche noi perché, grazie all’aiuto di Dio, possiamo raggiungere una consimile umiltà.
[Arm., II, 310 (71) A *]

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