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L’abate Giuseppe di Aframet disse: «Un giorno la fornicazione mi attaccò

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L’abate Giuseppe di Aframet disse: «Un giorno la fornicazione mi attaccò, quando abitavo vicino al mio padre [spirituale] e il mio padre era molto benevolo. Io gli dissi: “Padre mio, vedo la fornicazione attaccarmi violentemente, andrò nel mondo a prendere moglie, come tutti gli uomini”.

Il padre mi disse: “No, figlio mio, non commettere questo peccato; ascoltami e il Signore ti darà il riposo”. Io gli domandai: “Che vuoi che faccia?”. Egli mi disse: “Prendi questi quaranta piccoli pani e va’, abita a Scete, porta con te nella solitudine un poco di palme e resta là quaranta giorni, lavorando a intrecciare queste palme senza bagnarle nell’acqua; digiuna un giorno su due e gli altri giorni mangia due piccoli pani”. Partii e feci come mi aveva detto. Passai venti giorni, e dopo questi venti giorni passati a intrecciare palme secche e a digiunare un giorno su due, una giovane nera e piccola entrò là dove ero seduto e mi disse: “Non mi riconosci?”. Le dissi: “No”. Ella mi disse: “Tu sei in tutti questi tormenti per causa mia”. Io dissi a me stesso: “Tu sei dunque la fornicazione”. Ella mi disse: “Sì”. Io le dissi: “Veramente se tu sei la fornicazione e il tuo viso è così brutto, è facile disprezzarti”.

Ella mi disse: “Ho voluto apparirti così, perché tu sei un uomo del Signore. Quelli che dicono: Noi siamo delle colonne, li ho abbattuti”. E su questa parola disparve e non la vidi più. Mi alzai e venni nella regione d’Egitto dal mio padre; e restai tre giorni presso di lui; egli non volle parlarmi, ma sapeva quello che faceva. Io non lo capivo. Dopo mi disse: “Raccontami ciò che hai visto, e non nascondermi niente; poiché tutto ciò che hai visto mi è stato mostrato”. Mi baciò più volte la bocca e la testa, poi mi disse: “Ecco che oggi sei diventato mio figlio”. E l’abate Giuseppe aggiunse: “A partire da quel giorno, la fornicazione mi lasciò tranquillo”».
[Eth. Coll., 14, 27]

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