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Due anziani si facevano soffrire vicendevolmente.

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Due anziani si facevano soffrire vicendevolmente. Avvenne che uno dei due cadde ammalato e un fratello andò da lui per visitarlo. L’anziano lo chiamò a sé e gli disse: «Vi sono contrarietà tra il tale e me e vorrei che tu l’esortassi perché noi si diventi amici». Il fratello rispose: «L’hai ordinato, Abba? Vado ad esortarlo». Andandosene il fratello rifletté sul modo di compiere l’incarico, perché temeva che l’anziano non accettasse la sua esortazione e magari ne risultasse una irritazione maggiore. Ora, secondo una disposizione di Dio, uno dei fratelli gli portò cinque fichi e qualche mora. Il fratello li prese e li depose nella propria cella; poi scelse un fico e qualche mora e li portò all’anziano da cui voleva andare.

E gli disse: «Abba, hanno portato questo a quell’anziano, che è malato. Siccome ero là, mi ha detto: “Prendi queste frutta e dalle al tale anziano”. Te le porto dunque». A queste parole l’anziano si alzò completamente ammutolito dallo stupore. Finì per dire: «Egli mi manda questo?». «Sì», rispose il fratello. L’anziano prese le frutta dicendo: «Tu sei il benvenuto». Dopo il fratello ritornò nella sua cella, prese due fichi e qualche mora e li portò all’altro anziano che era malato. Gli disse facendo una metanìa: «Prendili, Abba, il tale te li manda». «Siamo dunque amici?». «Sì, Abba», rispose il fratello, «grazie alle tue preghiere». «Gloria a Dio», disse l’anziano.

E gli anziani diventarono amici con l’aiuto della grazia di Dio e dell’intelligenza del fratello che li unì in pace grazie a tre fichi e qualche mora. Gli anziani non sapevano ciò che aveva fatto il fratello.
[P.E., II, 45, 10]

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