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Rubbio (Vicenza), 28 marzo 1991. Giovedì Santo. La Pasqua dell’Amore e del Dolore.

MESSAGGI DON STEFANO GOBBI 1991

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Rubbio (Vicenza), 28 marzo 1991. Giovedì Santo. La Pasqua dell’Amore e del Dolore.

«Figli prediletti, oggi è la vostra festa, perché è il giorno della nascita del vostro Sacerdozio. Nell’ultima Cena, con le parole: – “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio Corpo; bevetene tutti, questo è il Calice del mio Sangue” -, Gesù istituisce il nuovo Sacrificio, il patto della nuova ed eterna alleanza. Con le parole che rivolge agli apostoli: “Fate questo in memoria di Me”, istituisce il suo nuovo Sacerdozio. A questo nuovo ed eterno Sacerdozio di Cristo siete stati associati anche tutti voi, miei figli prediletti, che avete partecipato del segno indelebile del carattere sacerdotale, nel giorno della vostra Ordinazione Presbiterale. Ed oggi ricordate questo dono, rinnovando la vostra piena disponibilità al servizio di Cristo e dei fratelli, riuniti attorno ai vostri Vescovi, durante la concelebrazione della santa Messa crismale, che vi consente di esprimere, in maniera così profonda e visibile, l’unità che c’è fra voi, il vescovo e Cristo. In questo giorno vi domando di rinnovare il vostro atto di amore completo e totale a Gesù. Vivete i momenti del suo così grande patire. Entrate con Lui nell’Orto degli Ulivi, per vivere la sua stessa Agonia del Getsemani. Quanto Gesù ha atteso questo giorno! “Ho ardentemente desiderato di mangiare questa mia Pasqua con voi, prima del mio patire”. È la Pasqua dell’Amore. È la Pasqua della istituzione del Sacrificio dell’Amore; è la Pasqua del sacramento dell’Amore; del nuovo comandamento dell’amore; del servizio dato come atto perfetto dell’amore; della preghiera per la unità di tutti voi, come compimento dell’amore. È la Pasqua del Dolore. Ecco che appena Gesù entra nell’Orto degli Ulivi, un’angoscia profonda lo prende e quasi lo paralizza. Si sente vittima innocente, agnello immacolato, ostia immolata, su cui è caricato tutto il peccato del mondo. In un istante ha la chiara visione di ogni particolare della sua dolorosa ed obbrobriosa Passione. Allora, con la voce profonda che sale da tutta la sua divina Persona, si affida al Padre. “Padre, se è possibile, passi da me questo Calice”. Si prostra per terra, prega, geme, piange, fremiti profondi scuotono tutto il suo Corpo, che comincia a sudare abbondantemente e le gocce di sudore si mutano in gocce di sangue. Ha bisogno di conforto. Lo chiede ai tre discepoli più amati: Pietro, Giacomo e Giovanni. Per tre volte va da loro, oppresso da tanto soffrire; per tre volte li trova addormentati. Io sono lontana con la mia presenza, ma con l’anima e con il cuore sono sempre accanto a mio Figlio. E così la sola creatura terrena, che lo assiste anche in quei momenti di angosciosa agonia, è sua Madre. Confortato da questo mio spirituale e materno aiuto, Gesù si offre in atto di perfetto abbandono: “Padre, sia fatta non la mia, ma la tua volontà”. Allora dal Padre gli è inviato l’Angelo, con il calice di soave conforto, di divina consolazione, per dargli il coraggio di procedere verso l’incontro con il traditore ormai giunto. “Colui che mi tradisce è vicino”. Figli prediletti, nella vostra vita sacerdotale, si deve rinnovare il grande mistero di amore e di dolore del vostro divino fratello Gesù. Anche voi siete chiamati ad entrare nel Getsemani di questi ultimi tempi, che preparano la vostra sacerdotale immolazione, per la nuova era che vi attende. Quante volte il peso dei dolori vi opprime; le forze del male vi paralizzano; le incomprensioni vi segnano; le opposizioni vi fermano; i peccati di questa umanità vi schiacciano; i tradimenti vi prostrano. “Padre, se è possibile, passi da noi questo Calice”. Figli prediletti, non cercate umane consolazioni o superficiali conforti. È mio compito materno donarvi quel calice di conforto, che il Padre Celeste vi ha preparato. Così venite da Me aiutati a compiere oggi il solo Volere del Padre. Affidatevi tutti al mio Cuore Immacolato, perché vi possa condurre sulla strada della Divina Volontà. E vivete con Me, nel Getsemani di questi ultimi tempi, la vostra Pasqua di Amore e di Dolore, in attesa della nuova era che ormai vi attende».

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