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I padri raccontavano: «Vi era un superiore di una comunità il cui servo

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I padri raccontavano: «Vi era un superiore di una comunità il cui servo, divenuto negligente, lasciò il monastero e partì per altro luogo. L’anziano andava quasi continuamente a trovarlo e lo supplicava di ritornare, ma l’altro non ne voleva sapere. L’anziano fece questo per tre mesi, e il servo, infine persuaso, ritornò al monastero. Il superiore gli comandò d’andare a raccogliere della paglia. Mentre faceva ciò, il servo perse un occhio per azione di Satana. L’anziano ne fu molto rattristato e si mise a confortarlo mentre soffriva, ma il servo gli disse: “Sono io la causa di tutto, soffro per le pene che ti ho dato”. Dopo un po’ di tempo fu liberato dalla sofferenza, ma restò l’infermità. Di nuovo l’anziano gli comandò di andare a raccogliere foglie di palma. Mentre lavorava, un ramo si staccò per azione del nemico e gli spaccò l’altro occhio. Ritornò al monastero e visse là nel silenzio, senza più far niente. L’abate del monastero cadde ammalato e quando fu prossima la sua chiamata a Dio lo seppe in anticipo e riunendo tutti i monaci disse loro: “La mia ora è vicina, pensate a voi”. Ognuno si mise a dire: “A chi ci lasci, Padre?”. L’anziano tacque, fece venire il cieco da solo a solo e gli annunciò la propria morte. Costui disse piangendo: “A chi mi affidi, me, il cieco?”. “Prega”, rispose l’anziano, “perché ho la certezza davanti a Dio, e spero che domenica tu presiederai la Sinassi”. Qualche giorno dopo la sua morte, il cieco riebbe la vista e divenne padre della comunità».
[N., 22]

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