Home

Uno dei padri raccontava che due mercanti, originari d’Apamea,

Salva in Preferiti / Segnalibro
ClosePlease loginn

Non ancora registrato? Fallo ora!

Uno dei padri raccontava che due mercanti, originari d’Apamea, erano amici e commerciavano all’estero; uno era ricco, l’altro di mediocre fortuna. Il ricco aveva una moglie molto bella e casta, come il racconto mostrerà. Suo marito la lasciò vedova. L’altro, che conosceva la sua serietà, voleva averla per moglie, ma non osava dirglielo, temendo un rifiuto.

Ella, che era sensibile, comprese e gli disse: «Signor Simeone» – poiché questo era il suo nome -, «vedo che hai delle preoccupazioni; dimmi ciò che hai e ti risponderò francamente». Non osava, in principio, parlarle, ma infine si confessò e la supplicò di voler essere sua moglie. Ella gli disse: «Se fai ciò che ti ordino, acconsentirò». Egli rispose: «Tutto ciò che mi ordinerai, lo farò». Ella gli disse: «Va’ dunque nel tuo fondaco e digiuna sino a che io ti chiami; in verità io stessa non mangerò nulla prima di chiamarti». Egli accettò e, poiché lei non gli aveva fissato il momento in cui lo avrebbe chiamato, pensava che lo chiamasse lo stesso giorno. Uno, due, tre giorni passarono senza che ella lo chiamasse; perseverò nondimeno, sia per il suo desiderio di lei, sia perché Dio dirigeva ogni cosa e gli dava la pazienza, sapendo dove lo voleva chiamare; in effetti, sarebbe divenuto in seguito un vaso di elezione. Il quarto giorno lei lo fece condurre. Era indebolito e non potendo sostenersi per la debolezza, si fece trasportare. Lei, da parte sua, aveva fatto preparare una tavola e stendere un letto; gli disse: «Ecco una tavola e un letto, dove vuoi che andiamo?». Lui rispose: «Te ne prego, abbi pietà di me, dammi qualcosa da mangiare perché cado per lo sfinimento e non penso più alle donne causa la mia debolezza».

Ella gli disse: «Così, quando hai fame, tu metti il cibo al di sopra di me, di ogni donna e del piacere stesso; quando dunque avrai tali pensieri, usa questo rimedio e sarai liberato da ogni pensiero sconveniente. Credimi, dopo mio marito, non avrò rapporti con te né con alcun altro, ma con l’aiuto di Cristo conto restare vedova». Egli fu preso da compunzione e, pieno d’ammirazione per lo spirito e la castità di lei, le disse: «Poiché il Signore ha voluto salvarmi con la tua saggezza, che mi consigli di fare?». Ella, che diffidava della giovinezza e della bellezza e temeva di soffrire lei stessa, in certi momenti, le medesime tentazioni, gli disse: «Penso, in nome di Dio, che tu ami me sola». Le rispose: «È vero».

Lei gli disse: «E io, in verità, ti amo davanti a Dio, ma poiché è la voce del Maestro che mi ha detto: “Se qualcuno viene a me e non odia suo padre e sua madre, la sua donna, i suoi figli, i suoi fratelli e la sua vita stessa, non può essere il mio discepolo”,87 allontaniamoci, in nome di Dio, l’uno dall’altra, affinché il Signore tenga conto a te dell’esserti separato per amor suo dalla tua donna, e tenga conto a me d’essermi separata da mio marito. Ecco dunque, nel nostro paese c’è un monastero di anacoreti ad Apamea. Se vuoi veramente essere salvo, va’ a vivere nel ritiro e in verità compiacerai Dio». Egli abbandonò subito gli affari, si ritirò in quel monastero e vi dimorò sino alla morte; e fu un monaco provato, dal cuore puro, che non considerava che il bene e vedeva tutte le cose con gli occhi dello spirito. L’abate Simeone stesso aveva raccontato tutto questo al narratore.
[N., 84]

Salva in Preferiti / Segnalibro
ClosePlease loginn

Non ancora registrato? Fallo ora!

image_pdfimage_print