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Un fratello era adirato contro un altro.

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Un fratello era adirato contro un altro. Quest’ultimo lo seppe e andò a chiedergli perdono. Ma il primo non gli aperse la porta della sua cella. L’altro ripartì dunque, si recò da un anziano e gli narrò la cosa. L’anziano gli rispose: «Esamina te stesso: non conservi per caso nel tuo cuore una ragione che ti sembra buona per biasimare tuo fratello? Questa ragione ti condurrebbe, se egli ti aprisse la porta, a giustificarti e a riprenderlo. È forse per questo che Dio non ha inclinato il suo cuore ad aprirti. Ecco dunque il mio consiglio: se egli ha peccato contro di te, persuadi te stesso che sei tu ad aver peccato contro di lui e dà ragione a tuo fratello. Dio allora gli metterà in cuore ciò che gli abbisogna per vivere in buona intelligenza con te». E gli citò, quale esempio, questa storia: «Due secolari di santa vita partirono insieme, dopo essersi concertati, per divenire monaci. Pieni di zelo secondo la lettera, ma non secondo lo spirito del Vangelo, si mutilarono entrambi, quasi che ciò potesse aprir loro il Regno dei Cieli. L’arcivescovo apprese la cosa e li scomunicò. I due fratelli pensarono di avere agito bene e si rivoltarono contro di lui: ‘Ci siamo mutilati per il Regno dei Cieli ed egli ci scomunica! Ci appelleremo all’arcivescovo di Gerusalemme”.

Andarono da lui, gli narrarono quanto era avvenuto, ed egli rispose loro che li scomunicava. Irritatissimi, se ne andarono dall’arcivescovo d’Antiochia e gli spiegarono i torti subiti. Egli li scomunicò. I due fratelli si dissero allora: “Andiamo dunque a Roma, al cospetto del papa, ed egli ci farà finalmente giustizia”. Se ne andarono dunque dal venerabilissimo arcivescovo della città di Roma, l’informarono di quanto avevano fatto loro gli altri arcivescovi e soggiunsero: “Veniamo a te che di tutti costoro sei il capo”.83 Il papa rispose: “Vi scomunico, siete fuori della Chiesa”. I due fratelli, scomunicati da tutti, perdettero coraggio e si dissero: “Codesti arcivescovi si sostengono e concertano mutuamente perché si riuniscono in concilio. Rechiamoci dall’uomo di Dio sant’Epifanio, il vescovo di Cipro. È un profeta e non ha riguardi per nessuno”. Stavano avvicinandosi alla città allorché Epifanio ebbe intorno ad essi una rivelazione. Inviò loro un messaggio: “Non entrate in città”. Allora i fratelli rientrano in sé. “Non saremmo noi veramente colpevoli? Perché cercare di giustificarci? Gli altri possono averci scomunicato ingiustamente, ma il profeta? Dio gli ha fatto su di noi qualche rivelazione”.

Cominciarono a rimproverarsi con veemenza il peccato commesso. Colui che conosce i cuori vide la loro contrizione e la rivelò al vescovo Epifanio. E questi inviò loro un secondo messaggero, li raccolse, li confortò, li ricevette nella sua comunione. Poi scrisse in loro favore all’arcivescovo di Alessandria: “Ricevi questi tuoi figli perché hanno fatto vera penitenza”». L’anziano che aveva narrato questa storia soggiunse: «Getti l’uomo i suoi peccati ai piedi di Dio: è questo il segreto della salute, ed è questo il desiderio di Dio». Il fratello accolse l’ammaestramento e agì secondo di esso. Andò poi a bussare alla porta di suo fratello. Questi non l’aveva ancora udito che si pentì nell’intimo e spalancò la porta. Si abbracciarono di tutto cuore e tra loro regnò la pace più profonda.
[N., 334 *]

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