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S’interrogò un anziano su coloro che vanno di luogo in luogo chiedendo le preghiere degli altri,

S’interrogò un anziano su coloro che vanno di luogo in luogo chiedendo le preghiere degli altri, ma vivono nella negligenza. L’anziano rispose: «La preghiera del giusto ha molto potere88 quando è sostenuta, cioè, quando colui che chiede la preghiera coopera e prende parte alla lotta, e, con ogni diligenza e con pena di cuore, si astiene dai pensieri e dalle azioni malvagie. Al contrario, se egli vive nell’indifferenza, non vi è il minimo beneficio, anche se i santi pregano per lui, poiché è detto: “Se uno costruisce e l’altro demolisce, a che cosa riusciranno essi, se non a fare fatica”.

E aggiungo questa storia, che è accaduta ai nostri giorni: Un santo abate, padre di un monastero, era ornato di tutte le virtù, soprattutto d’umiltà e di dolcezza. Era anche misericordioso, compassionevole e sorpassava molti per la sua carità. Quest’uomo pregava Dio in questo modo: “Signore, mi riconosco peccatore ma spero nella tua misericordia e di essere salvato per la tua pietà. Supplico dunque la tua bontà, Maestro: non separarmi dalla mia comunità, anche nel mondo a venire, ma nella tua bontà accorda loro con me il tuo regno”. E poiché ripeteva senza tregua questa preghiera, il Dio amico degli uomini lo rassicurò nella seguente maniera: Doveva celebrare la commemorazione dei santi in un altro monastero poco lontano dal suo. Poiché aveva rifiutato di andarvi, udì dire in sogno: “Vacci, ma invia prima i tuoi discepoli davanti a te, e dopo partirai solo”. Ora il Cristo, che si fece povero per noi e che è si è fatto tutto a tutti per salvare tutti gli uomini, prese le sembianze di un mendicante infermo che giaceva sulla strada. Passando, i discepoli lo trovarono che si lamentava e gliene domandarono la causa. Rispose: “Sono infermo; ero salito su una bestia; essa mi ha gettato giù e ha preso la fuga: ed eccomi senza nessuno che mi porti soccorso”.

Essi gli dissero: “Che cosa possiamo fare per te, Padre, noi che andiamo a piedi?”. E, lasciandolo, proseguirono per la loro strada. Poco tempo dopo sopraggiunge l’abate e trova il povero giacente e gemente. Informatosi della sua storia, gli disse: “Non vi sono stati alcuni monaci, che sono appena passati di qui, e che ti hanno trovato in questo stato?”. “Sì”, rispose, “ma, conosciuta la storia, sono passati oltre dicendo: Noi andiamo a piedi, che possiamo fare per te?”. L’abate gli disse: “Sei capace di camminare un po’? Partiremo insieme”. “Non posso”, rispose. L’abate continuò: “Andiamo, ti porterò io; Dio ci aiuta, partiamo”. L’altro disse: “Come farai a portarmi per una così grande distanza? Va’ e prega per me”.

L’abate soggiunse: “Non ti lascerò. Ecco una pietra: Ti ci metto sopra, mi metto sotto di te e ti porto”. Così fece. In principio ebbe l’impressione di portare il peso di un uomo, dopo si fece più leggero e più facile da portare. E poiché divenne infine estremamente leggero, l’abate si domandò ciò che questo significava. Subito l’uomo disparve, ma l’abate udì la sua voce che gli diceva: “Poiché mi hai sempre invocato per i tuoi discepoli affinché fossero accolti con te nel Regno dei Cieli, vedi come la tua misura è altra dalla loro; persuadili dunque a praticare le tue opere e riceverai ciò che chiedi, perché io sono un giudice giusto che rende a ciascuno secondo le sue opere”».
[N., 449 (P.E., IV, 13, 1-10)]