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Gli anziani dicevano che nessuno potè mai farsi una giusta idea

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Gli anziani dicevano che nessuno potè mai farsi una giusta idea della vita che conduceva l’abate Arsenio. Abitava allora nel Basso Egitto. Poiché era assillato dalle folle, decise di abbandonare la sua cella. Non prese nulla con sé e disse ai suoi discepoli Alessandro e Zoilo: «Tu, Alessandro, prendi la barca; e tu, Zoilo, vieni con me sino al fiume e cerca una imbarcazione che vada ad Alessandria; poi, raggiungi tuo fratello». Zoilo, turbato da queste parole, non rispose. Fu così che si separarono.

Il vegliardo scese dunque nella regione d’Alessandria; là cadde gravemente ammalato. I suoi discepoli si domandavano tra loro: «Qualcuno di noi non avrà rattristato il vegliardo, e non sarà forse per questo che egli si è separato da noi?». Ma non trovarono da rimproverarsi niente che avesse potuto dispiacergli, neppure una disobbedienza. Nel frattempo, il vegliardo riacquistò la salute e si disse: “Andrò verso i miei padri?”. Ritornò a Petra, dove abitavano i suoi discepoli. Poiché stava sull’argine del fiume, una serva etiope gli si avvicinò e toccò la sua melote. Il vegliardo la respinse. Ma la giovane replicò: «Se sei un monaco, vattene sui monti». Il vegliardo fu toccato da compunzione per questa parola e ripetè a se stesso: “Arsenio, se sei monaco, vattene sui monti!”. In quel momento Alessandro e Zoilo gli corsero incontro. Si prostrarono ai suoi piedi; anche il vegliardo si prostrò dinanzi a loro, e tutti e tre si misero a piangere.

Il vegliardo disse: «Non avete sentito dire che sono stato ammalato?». «Sì, certamente», risposero. Il vegliardo continuò: «Perché non siete venuti a trovarmi?». Rispose Alessandro: «Non abbiamo potuto sopportare che tu ti fossi separato da noi; di più, alcuni fratelli ne sono stati male edificati e ci hanno detto che se noi non avessimo disobbedito al vegliardo, egli non si sarebbe separato da noi». Egli riprese: «Anch’io sapevo che si diceva questo; ma ora si dirà invece: “La colomba non ha trovato dove posare il piede, e ha fatto ritorno nell’Arca di Noè”».85 I suoi discepoli ne furono tanto consolati ed egli restò con loro sino alla sua morte. Quando lo videro in punto di morte, i discepoli si sentirono abbandonati, ma egli disse loro: «L’ora non è ancor venuta, quando verrà ve lo dirò. Ma vi citerò dinanzi al tribunale di Cristo se lascerete che qualcuno faccia una reliquia del mio corpo». Essi gli dissero: «Che faremo noi dunque? Non sappiamo preparare i morti e seppellirli».

Il vegliardo rispose: «Non saprete legarmi una corda a un piede e trascinarmi su per la montagna?». Quando fu vicino a morire, i fratelli lo videro piangere e gli dissero: «In verità, anche tu hai paura della morte, Padre!». «In verità», egli disse, «la paura che provo in questo momento non ha cessato di accompagnarmi da che sono monaco. Sì, ho molta paura». E fu così che si addormentò. Arsenio aveva sempre avuto sulle labbra queste sentenze: «Arsenio, perché hai abbandonato il mondo?» e «Mi sono sovente pentito di aver parlato, mai d’aver taciuto». Venendo a sapere la morte di Arsenio, l’abate Pastor si mise a piangere e disse: «Felice te, abate Arsenio, che hai pianto su te stesso in questo mondo. Infatti colui che in questo mondo non piange su se stesso piangerà eternamente nell’altro. Perché, o qui spontaneamente, o laggiù sotto la tortura, non possiamo evitare di piangere».
[Arsenio, 32, 40, 41]

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