Dell’amore
Un anziano disse: «La riconoscenza perora al cospetto di Dio a favore dell’impotenza».
[N., 637]
Un fratello narrava: «Quando l’abate Giovanni delle Celle, in punto di morte, gli disse: “Abba, Padre, non mi dirai una parola di salvazione?”. “Sì”, rispose, “ti dirò una parola, e, detta, ti basterà a salvarti”. “Quale, padre mio?”. “Va’, ama il tuo prossimo come te stesso e tutti i tuoi nemici ti cadranno ai piedi”».
*
Un giorno l’abate Ilarione venne dalla Palestina a trovare l’abate Antonio sulla montagna. L’abate Antonio gli disse: «Sii il benvenuto, Stella messaggera del giorno che nasce». E l’abate Ilarione rispose: «Pace a te, Colonna di luce che sostiene l’universo».70
[Ilarione]
Due anziani vissero insieme molti anni e non litigarono mai. Uno disse all’altro: «E se una volta litigassimo, come fanno tutti?». Il fratello rispose: «Non so come si fa». L’altro disse: «Ecco, metto una pietra fra noi e dico: “È mia”, e tu mi devi dire: “No, è mia!”. È così che comincia una lite». Posero dunque un sasso tra loro. Uno disse: «È mio». E l’altro: «No, è mio». Il primo rispose: «Sì, è tuo; prendilo dunque e vattene». Così si separarono senza essere riusciti a litigare.
[N., 352]
Un anziano diceva: «Non ho mai desiderato una cosa che mi fosse utile e comportasse un danno per il mio fratello, perché spero che il guadagno del fratello sia per me un vantaggio».
[N., 353]
Un fratello domandò a un anziano: «Se qualcuno cede alla tentazione, che ne è dello scandalo?». L’anziano gli raccontò questa storia: «C’era un diacono molto conosciuto in un cenobio d’Egitto; un magistrato perseguitato dal governatore si rifugiò in quel monastero con tutta la sua famiglia. Istigato dal maligno, il diacono peccò con la moglie del magistrato e i fratelli ne furono coperti d’onta. Il diacono andò a visitare un anziano che amava e gli raccontò l’accaduto. Ora l’anziano aveva un nascondiglio nell’interno della sua cella; quando il diacono lo vide, gli disse: “Seppelliscimi vivo in questo luogo e non dirlo a nessuno”, poi entrò nell’oscuro stambugio e vi fece vera penitenza. Dopo molto tempo, accadde che la piena del Nilo non avesse luogo. Mentre tutti pregavano, un anziano ebbe la rivelazione che l’acqua non si sarebbe alzata se il diacono nascosto da quell’anziano non fosse venuto anch’egli a pregare. Nell’apprendere questo i fratelli si meravigliarono e corsero al nascondiglio per farlo uscire; egli si mise a pregare e l’acqua salì. Anche quelli che si erano scandalizzati per la sua condotta ammirarono poi la sua penitenza e glorificarono Dio».
[N., 177]
Due fratelli se ne andarono in città per vendere quello che avevano fabbricato. In città, si separarono, e uno cadde nell’impurità. Un po’ più tardi, l’altro fratello ritornò e disse: «Fratello andiamo nella nostra cella». «No, io non ci vado», rispose l’altro. «Perché, fratello mio?». «Quando tu mi hai lasciato», confessò, «sono stato tentato e sono caduto nell’impurità». Ma il fratello volle riguadagnarlo e incominciò a dirgli: «Mi è accaduta la stessa cosa, dopo averti lasciato anch’io sono caduto nell’impurità. Andiamo tutti e due, facciamo penitenza con tutte le nostre forze, e Dio ci perdonerà, peccatori come siamo». Tornati nelle loro celle, raccontarono agli anziani ciò che era loro successo, e questi prescrissero loro come fare penitenza. Uno dei due tuttavia faceva penitenza non per sé, ma per il fratello, e come se fosse stato lui stesso a peccare. Dio, vedendo la pena che si dava per amore, rivelò dopo qualche giorno a uno degli anziani che aveva perdonato a chi era caduto nell’impurità, a causa della grande carità di colui che non aveva peccato. Ecco, ciò che si chiama dare la vita per il proprio fratello.
[N., 179]
Un giorno, in un cenobio, un fratello commise una mancanza. Nei dintorni viveva un anacoreta che da tempo non usciva dal proprio ritiro. L’abate del monastero si recò a fargli visita per parlargli del fratello colpevole. L’anacoreta gli disse: «Scaccialo». Il fratello fu scacciato e andò a rifugiarsi in un burrone a piangere. Passarono di lì dei fratelli che si recavano dall’abate Pastor. L’udirono piangere, discesero sino a lui e lo trovarono immerso in una profonda tristezza. L’invitarono a recarsi con loro dall’anziano, ma egli rifiutò dicendo: «Morirò qui». I fratelli andarono dall’abate Pastor e gli raccontarono l’accaduto. Questi li pregò di ritornare dal fratello e di dirgli: «L’abate Pastor ti chiama». Il fratello si mise in cammino. L’anziano, vedendo il suo dolore, si alzò, l’abbracciò e lo invitò amabilmente a mangiare. Inviò poi dall’anacoreta uno dei suoi discepoli con un messaggio: «Sono molti anni che desidero vederti, poiché mi hanno parlato di te; ma la nostra comune pigrizia ci ha impedito d’incontrarci. Ma ora è la volontà di Dio, ecco l’occasione. Datti dunque la pena di venire sin qui, così ci potremo vedere». Mai, infatti, abbandonava la sua cella. Ricevuto questo messaggio l’anacoreta si chiese: “Se l’anziano non avesse avuto qualche rivelazione da Dio per me, non mi avrebbe mai fatto cercare”. Si alzò dunque e andò a trovarlo. Dopo essersi salutati con gioia, sedettero e l’abate Pastor così cominciò: «Due uomini abitavano nello stesso luogo e ciascuno aveva un morto nella propria casa. Ma uno dei due lasciò il proprio morto e andò a piangere quello dell’altro». A queste parole l’anziano si pentì e ricordò quello che aveva fatto. E rispose: «Pastor, tu sei là in alto nel cielo, e io molto in basso sulla terra».
[Poemen, 6]
Tre anziani vennero un giorno a trovare l’abate Achille. Uno di essi aveva cattiva fama. Uno degli anziani gli disse: «Padre, fammi una rete per andare a pesca». «Non posso», rispose l’abate. «Sì!», gli disse il secondo, «perché noi si abbia un tuo ricordo nel nostro monastero». «Non ne ho il tempo», egli replicò. Il terzo, quello che aveva cattiva fama, gli disse allora: «Fammi una rete, Abba, perché io riceva dalle tue mani una benedizione». L’abate subito gli rispose: «Sì, te ne farò una». I due primi, che si erano visti rifiutare ciò che avevano chiesto, preso da parte l’abate Achille gli dissero: «Perché non hai voluto fare ciò che noi ti abbiamo chiesto, mentre a lui hai detto: “Sì, te la farò”?». L’anziano rispose: «Ho detto di no a voi perché non ne avevo il tempo e sapevo che non vi sareste rattristati per il mio rifiuto. Se invece a questo fratello non avessi promesso di farla, egli avrebbe pensato: “Ecco, l’anziano ha avuto sentore della mia pessima fama e non ha voluto farmi la rete”. E mi sono subito messo a tagliare il filo necessario. Così ho riconfortato la sua anima, impedendole di cadere nella tristezza».
[Achille, 1]
L’abate Marco chiese all’abate Arsenio: «Perché ci sfuggi?». Egli rispose: «Dio sa se vi amo, ma non posso essere insieme con Dio e con gli uomini. Le migliaia e miriadi d’angeli non hanno tutte insieme che un’unica volontà; gli uomini ne hanno una moltitudine. Non posso abbandonare l’Uno per venire a vivere in mezzo ai molti».71
[Arsenio, 13 *]
Vi era a Scete un anziano che cadde ammalato; gli venne voglia di mangiare un poco di pane fresco. Un fratello che era buon camminatore lo seppe, prese la sua melote, vi mise il pane secco e partì per l’Egitto, dove lo barattò con del pane fresco che portò all’anziano. Nel veder questi pani i fratelli si meravigliarono; il vegliardo non ne volle assaggiare e disse: «È sangue di mio fratello». Gli anziani insistevano: «Per amor di Dio, mangialo; il sacrificio di un nostro fratello non deve restare inutile». Sollecitato in questo modo l’anziano finì per acconsentire.
[N., 348]
Un fratello domandò al suo abate: «Come si diventa folli per il Signore?». L’anziano rispose: «Vi era in un monastero un fanciullo che fu affidato a un saggio vegliardo perché lo dirigesse e gli insegnasse il timor di Dio; ed ecco ciò che gli diceva: “Se qualcuno ti insulta, benedicilo; a tavola, mangia ciò che è andato a male, lascia ciò che è buono; se devi scegliere un abito, lascia il buono e prendi il cattivo”. “Sono dunque io folle”, disse il fanciullo, “perché tu mi dica di fare questo?”. E l’anziano rispose: “Ti chiedo di fare questo affinché il Signore ti renda saggio”». E così l’anziano mostrò ciò che si doveva fare per divenire folle per il Signore.
[N., 71]
Se vieni a sapere che qualcuno ti odia o ti fa degli affronti, inviagli o dagli una piccola eulogia, secondo le tue possibilità, affinché nel giorno del
giudizio tu abbia la libertà di dire: «Maestro, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori».72
[N., 592/6 (P.E., II, 40, 9)]
Se vedi con i tuoi occhi tuo fratello cadere, di’ subito: «Anatema a te, Satana, poiché mio fratello non ne è responsabile». E metti il tuo cuore in guardia affinché si astenga dal giudicare tuo fratello, altrimenti lo Spirito Santo si ritirerà da te.
[N., 592/39 (P.E., II, 2, 35)]
Se ricevi la visita di un fratello, togli il lutto dal tuo viso e nascondilo nel tuo cuore, sino a che tu abbia congedato il fratello. E allora metti di nuovo il lutto sul tuo viso, perché i demoni fuggano vedendolo con te.
[N., 592/59 (P.E., III, 41, 6)]
Il beato Paolo il Semplice raccontò: «Avevo un discepolo che cadde in ogni sorta di peccati e, senza che io lo sapessi, venne a morte. Io pregai Dio insistentemente e supplicai la santa Madre di Dio di mostrarmi in quali condizioni egli si trovasse dopo la morte corporale. E siccome avevo continuato la mia preghiera durante un buon numero di giorni, entrai in estasi e vidi il mio discepolo portato da due individui, interamente indurito dalla testa ai piedi e senza nessuna facoltà, né spirituale né corporale; neppure parlava, ma era come pietrificato. Fui preso da forte paura e divenni come posseduto da Dio; mi sovvenni della parola del Signore che disse: “Colui che non è vestito dell’abito di nozze, legategli le mani e i piedi e gettatelo nelle tenebre esteriori, là dove vi è pianto e stridor di denti”;73 il fatto di avere le mani e i piedi legati non significa nient’altro per noi che l’estinzione e l’inattività permanente di ogni pensiero e intenzione cattiva, che non è conforme alla volontà di Dio in questo secolo. E quando ritornai, disse, dalla mia estasi, cominciai a essere molto triste e preoccupato; mi misi, secondo le mie possibilità, a fare elemosine e offerte per lui; a implorare la santa Madre di Dio d’aver pietà di lui e a implorare per lui il Dio amico dell’uomo.74 E cominciai a mortificarmi a Scete e a mangiare crudo, anche se ero allora già avanti in età. Ora, qualche giorno dopo, vedo la Madre di Dio che mi dice: “Perché ti rattristi e ti inquieti, o vegliardo?”. E io dissi: “A causa di mio fratello, Signora, che ho visto nella disgrazia”. Ed ella rispose e disse: “Non sei tu che hai chiesto spontaneamente di vederlo? Ed ecco che sei stato così soddisfatto”. Ma io dico: “Sì, te ne prego, sono io che ho chiesto, ma non avevo desiderio di vederlo in quello stato. Perché, che cosa ho guadagnato nel vederlo, se non pianti e afflizione? E la santa Madre di Dio mi disse: “Va’, grazie alle tue mortificazioni, alla tua umiltà e alla tua carità, te lo mostrerò, affinché tu non sia più triste”. E l’indomani vidi di nuovo il fratello: veniva a me con gioia, e camminava da solo; rideva e mi disse: “Le tue preghiere, Abba, mi hanno resa propizia la santa Madre di Dio, perché ella ti ama molto; ha supplicato il Salvatore, e mi ha sciolto dai miei lacci, perché ero legato con le catene dei miei peccati”. A queste parole del fratello, fui pieno di gioia e subito vidi la santissima Madre di Dio che mi disse: “Ora, sei soddisfatto, vegliardo?”. E io dissi: “Sì, Signora, e la mia anima si rallegra grandemente di averlo visto nel riposo”. Ella mi disse: “Ebbene, va’ e ricordati sempre del fratello nelle tue preghiere, nelle tue elemosine, nelle tue offerte; poiché l’elemosina e l’offerta attirano grandemente la misericordia su colui che è morto”».
[N., 599]
Un fratello fece visita a un anziano dotato di discernimento degli spiriti e lo pregò dicendo: «Prega per me, Abba, perché sono debole». E l’anziano così gli rispose: «Un padre disse una volta che chi prende dell’olio nel cavo della mano per massaggiarne un malato beneficia per primo dell’unzione dell’olio fatta dalla sua mano. Così colui che prega per un fratello in pena, ancor prima che questi ne profitti ha la sua parte di profitto lui stesso, per l’intenzione della carità. Preghiamo dunque “gli uni per gli altri al fine d’esser guariti”, poiché Dio ce lo comandò per bocca dell’Apostolo».75
[N., 635 *]
Un anziano ha detto: «Se vuoi essere monaco e piacere a Dio, purifica il tuo cuore nei confronti di tutti gli uomini e sottometti i tuoi pensieri a tutti. Non biasimare nessuno e metti la morte davanti ai tuoi occhi. Se vedi qualcuno in procinto di peccare, prega il Signore dicendo: “Perdonami, perché ho peccato”. Così si realizzerà in te la parola che dice: “Non c’è amore più grande”».
[Eth. Coll., 13, 40]
«Ora non temo più Dio: lo amo: perché l’amore scaccia il timore», disse l’abate Antonio.
[Antonio, 32]