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Della Santa sprezzatura

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Un fratello, vicino di un grande anziano, s’introdusse nella sua cella e rubò tutto ciò che quello possedeva. L’anziano, accortosene, non lo riprese, ma si fece forza e lavorò di più, dicendosi: “Penso che questo fratello ne abbia bisogno”. Si sforzò dunque di lavorare più del solito; mangiava con parsimonia il suo pane e tirava la cinghia. Quando l’anziano fu in punto di morte, i fratelli gli si fecero intorno e lui, scorgendo il ladro, gli disse: «Avvicinati a me». Poi gli prese le mani e le baciò: «Fratello mio, rendo grazie a queste mani, perché andrò grazie a loro nel Regno dei Cieli». Il fratello, a queste parole, fu preso da compunzione, fece penitenza e divenne un monaco di provata virtù seguendo l’esempio di quel grande anziano.
[N., 339]

Gli anziani narravano questo: «Un vecchio dimorava nella sua cella e vi subiva tentazioni; vedeva i demoni a faccia a faccia e si faceva beffe di loro. Un demonio, sentendosi vinto, gli apparve dicendo: “Io sono il Cristo”. A quella vista il vegliardo chiuse gli occhi. Il demonio continuò: “Chiudi gli occhi dinanzi al tuo Signore?”. “Non è quaggiù che voglio vedere il mio Signore, ma nell’altra vita”, rispose il monaco. A tali parole il demone disparve».
[N., 312 *]

Un posseduto dal demonio venne una volta a Scete e per molto tempo non guarì. Uno degli anziani, preso da compassione, segnò l’indemoniato e lo guarì. Furioso, il demonio disse all’anziano: «Ecco tu mi scacci, e io vengo da te». L’anziano gli rispose: «Vieni, ciò mi farà piacere». L’anziano passò dodici anni a sorvegliare il demonio e a mortificarlo; non mangiava ogni giorno che dodici noccioli di datteri. In seguito il demonio se ne fuggì e lo abbandonò. L’anziano, vedendolo partire, gli disse: «Perché te ne fuggi? Resta ancora». Il demonio gli rispose: «Dio ti soggiogherà, perché lui solo ha potere su te».
[N., 12]

Vi era in Tebaide un anziano chiamato Gerace che aveva circa novant’anni. I demoni, che volevano condurlo alla rilassatezza con la lunghezza del tempo della sua vita, vennero un giorno a trovarlo e dissero: «Vegliardo, che farai, poiché ti restano ancora cinquant’anni da vivere?». Rispose: «Mi avete grandemente afflitto, poiché mi ero preparato a vivere duecento anni». I demoni lo lasciarono con alte grida.
[N., 33 *]

Un monaco, vittima di un furto, diceva al ladro: «Fa’ presto, prima che arrivino i fratelli».
[N., 606 *]

Un sacerdote, poiché dei malfattori sopravvennero nell’ora della Sinassi, disse ai fratelli: «Lasciateli fare il loro lavoro, e noi facciamo il nostro».
[N., 607 *]

Un fratello interrogò un anziano: «Se voglio compiere un’opera qualunque e qualcosa m’impedisce di farla, è bene che io perseveri sino ad averla compiuta, oppure devo lasciar perdere?». Gli fu risposto: «Se perseveri pregando, senza affliggerti, è bene che tu perseveri; ma se ti coglie l’irritazione, lascia subito perdere».
[Arm., II, 8 (5) A *]

Si racconta che abba Agatone occupò una volta una grotta nel deserto, nella quale vi era un grande drago e costui si alzò per andarsene e uscire. Abba Agatone gli disse: «Se te ne vai, io non resto qui», e il serpente si astenne dal partire. Poiché vi era un sicomoro in quel deserto, uscirono l’uno assieme all’altro. Abba Agatone fece una incisione sul sicomoro e lo divise con lui, affinché il serpente mangiasse da una parte del sicomoro e lui, l’anziano, mangiasse dall’altra parte. Quando ebbero finito di mangiare, rientrarono tutti e due di nuovo nella loro grotta.
[Ch., 235]

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