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L’abate Elia diceva: «L’amore verso un’altra persona, che abbia una causa temporale, si muta col tempo in feroce inimicizia».
[Bu., II, 390 *]

Una parola dell’abate Giuseppe delle Celle in punto di morte: «Coloro che vogliono compiacere agli uomini, uccidono gli uomini».
[Eth. Coll., 13, 34 *]

Un fratello interrogò l’abate Giovanni delle Celle e gli disse: «In che modo l’uomo darà l’elemosina con le proprie mani senza poter dare almeno un poco della sua volontà al fratello?». L’anziano gli disse: «Un tale uomo non si è ancora disteso e Nostro Signore non l’ha ancora toccato con le proprie mani affinché sia guarito».
[Eth. Coll., 14, 22]

Un monaco di Tebe aveva ricevuto da Dio la grazia di fare rettamente la carità, così dava a ciascun povero ciò che gli era necessario. Un giorno gli capitò di fare l’elemosina in un villaggio. Una donna venne da lui per essere ricevuta, in abiti molto usati. Nel vederla vestita in tal modo, il monaco attinse a piene mani per darle molto danaro, ma la sua mano si richiuse e non racimolò che poca cosa. Venne un’altra donna, e questa ben vestita. Nel vederla così, il nostro monaco mise mano alla borsa per farle una piccola offerta, ma la sua mano si aprì e prese una grossa somma. Il monaco poi chiese notizie su queste due donne; seppe così che quella vestita di buone vesti era una nobildonna caduta in povertà, che si abbigliava convenientemente per non nuocere alla reputazione dei suoi figli. L’altra invece si vestiva di stracci per meglio mendicare.
[N., 287]

Un anziano disse: «Anche se si fanno spesso molte buone azioni, il demonio può inviare nell’anima uno spirito di parsimonia per le piccole cose, così da farci perdere la ricompensa per tutto il resto. Ero un giorno a
Ossirinco con un sacerdote che faceva molte elemosine. Una vedova gli si presentò per domandargli un poco di grano. “Portami un moggio”, disse il sacerdote, “voglio dartene una misura”. Ella gliene portò uno, ma lui l’osservò, misurandolo con la mano e disse: “È ben grande!”. La vedova si vergognò. Quando fu partita, dissi al sacerdote: “Padre, hai prestato del grano a questa vedova, o hai fatto qualche altra cosa? “. “No, glielo ho donato”. “Ma allora, se hai donato tutto per niente, perché su un particolare sei così pignolo, al punto da far vergognare questa donna?”».
[N., 282]

L’abate Iperechio disse: «Meglio cibarsi di carne e bere vino che mangiare della carne dei propri fratelli denigrandoli».
[Iperechio, 4 (Exhort. ad monachos, 144)]

«La preoccupazione di compiacere agli uomini fa perdere ogni floridezza spirituale e ti lascia scarnificato», disse un anziano.
[N., 320 *]

Un anziano disse: «Devi o fuggire completamente gli uomini, o burlarti del mondo e degli uomini nel mondo; e in molti casi fare il matto».55
[N., 320]

Un sacerdote che prestava il proprio servizio in una basilica andava da un anacoreta per offrire l’Oblazione eucaristica e portargli la comunione. Ma l’anacoreta ricevette la visita di qualcuno che gli parlò male del sacerdote. Egli ne restò scandalizzato. Quando il sacerdote venne come il solito a offrire l’Oblazione, non gli volle aprire. Vedendo questo, il sacerdote si ritirò. L’anacoreta udì allora una voce che diceva: «Gli uomini si sono impadroniti del mio giudizio». Rapito in estasi, vide come un pozzo d’oro con un secchio d’oro e una corda ugualmente d’oro. Il pozzo conteneva acqua eccellente. Ma vide anche un lebbroso che attingeva di quell’acqua e la versava in un vaso. L’anacoreta avrebbe voluto berne, ma non sapeva decidersi, per via di quel lebbroso che attingeva l’acqua. Udì ancora la voce, che gli domandò: «Che importa, chi l’attinge? Il suo compito è quello di riempire il secchio e di vuotarlo nel vaso». Ritornato in sé, il solitario meditò sulla scena di questa visione, richiamò il sacerdote e gli chiese di offrire come prima l’Oblazione eucaristica.
[N., 254]

Due fratelli, in un cenobio, conducevano vita esemplare; ciascuno aveva meritato di vedere nell’altro la grazia divina. Ma un venerdì, uno dei due fratelli uscì dal monastero e vide qualcuno che mangiava di primo mattino. Il fratello gli disse: «Mangi a quest’ora, di venerdì?». L’indomani, l’Uffizio ebbe luogo come il solito. Ma l’altro fratello, fissando il suo compagno, s’accorse che la grazia divina l’aveva abbandonato. Ne fu afflittissimo, e al loro ritorno in cella l’interrogò: «Che hai fatto, fratello mio? Non ho visto su di te la grazia di Dio come prima». «Non so», rispose l’altro, «non ho coscienza di nessuna azione o pensiero colpevoli». L’altro insistè: «Non hai neppur detto qualche cattiva parola?». «Sì», rispose il fratello, al quale l’accaduto era tornato in mente. «Ho visto qualcuno mangiare di primo mattino e gli ho detto: “Mangi a quest’ora, di venerdì?”. Ecco il mio peccato. Facciamo penitenza insieme per due settimane e preghiamo Dio che mi perdoni». E così fecero. Due settimane dopo, il fratello vide di nuovo la grazia di Dio che ritornava sul proprio fratello. Essi ne furono consolati e resero grazie a Dio che solo è buono.
[N., 255]

L’abate Teodoro di Ferme diceva: «Se un fratello per il quale hai dell’affetto cade in peccato di impurità, tendigli le mani, se puoi, e risollevalo; ma se cade in un qualunque errore riguardo alla fede e non vuole ascoltarti, allontanalo in fretta, respingi questa amicizia via da te, per paura che, se ritardi, egli non ti trascini con sé nell’abisso».
[Teodoro di Ferme, 4]

Un fratello chiese all’abate Pastor: «Che significa, nella Scrittura, l’espressione: andare in collera contro il fratello senza motivo?».56 Rispose: «Andare in collera contro il fratello senza motivo è andare in collera contro un fratello che ha voluto farci un torto qualunque, fosse pure strapparci l’occhio destro o troncarci la mano destra. Ma se qualcuno volesse separarti da Dio, allora, sì, va’ in collera!».
[Poemen, 118]

L’abate Pastor disse: «Mai il male ha scacciato il male. Se dunque qualcuno ti fa un torto, fagli del bene, onde distruggere la sua malvagità con la tua buona azione».
[Poemen, 177]

Uno dei padri raccontava che un fratello molto pio aveva una madre povera. Nel tempo di una grande carestia, prese dei pani e andò a portarli a sua madre. Ed ecco che una voce si fece udire a lui: «Sei tu che hai cura di tua madre, o sono io?». Il fratello comprese il senso di questa parola, si gettò faccia a terra e così supplicò: «Tu, o Signore, abbi cura di noi!», e, rialzandosi, tornò nella sua cella. Dopo tre giorni, sua madre venne a dirgli: «Il tal monaco mi ha dato un po’ di frumento, prendilo e fa’ per noi delle piccole gallette, affinché mangiamo». A queste parole il fratello glorificò Dio e, pieno di fiducia, progredì in ogni virtù per la grazia di Dio.
[N, 404 (P.E., I, 15, 7)]

Un anziano diceva: «Se vedi qualcuno cadere nell’acqua e lo puoi soccorrere, tendigli il bastone e tiralo a te. Ma se non puoi tirarlo, lasciagli in mano il bastone. Ché se gli dai la mano e non puoi tirarlo, sarà lui a trascinarti a fondo con sé e morrete entrambi».57
[N., 472 (P.E., IV, 38, 6-7) *]

Un fratello interrogò un anziano dicendo: «Faccio tutto ciò che devo nella mia cella, e non trovo consolazione presso Dio». L’anziano gli rispose: «Ciò ti accade, perché hai per compagno un uomo poco attivo e vuoi imporre la tua volontà». Il fratello disse all’anziano: «Che vuoi che faccia dunque Abba?». L’anziano disse: «Va’, e legati a un uomo timorato di Dio e umilia te stesso in lui affidandogli la tua volontà, e allora troverai consolazione presso Dio».
[N., 484 (P.E., I, 19, 18)]

Un fratello libico venne un giorno dall’abate Silvano sulla montagna di Panefo e gli disse: «Abba, ho un nemico che mi ha fatto molto male: mi ha rubato il mio campo quando ero nel mondo, mi ha spesso teso imboscate ed ecco che ora ha assoldato gente per avvelenarmi; voglio consegnarlo al magistrato». L’anziano gli disse: «Fa’ ciò che ti conforta, figlio mio». E il fratello disse: «È vero, Abba, che se egli è castigato, la sua anima ne avrà grande beneficio?». L’anziano disse: «Fa’ come ti sembra meglio, figlio mio». Il fratello disse all’anziano: «Alzati, Abba, diciamo una preghiera e vado dal magistrato». L’anziano si alzò e dissero il «Padre Nostro». Quando arrivarono alle parole: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo
ai nostri debitori», l’anziano disse: «Non rimettere a noi i nostri debiti, come noi non li rimettiamo ai nostri debitori». Il fratello disse all’anziano: «Non così, Abba». Ma l’anziano disse: «Sì, così, figlio mio. Perché certamente, se tu vuoi andare dal magistrato per vendicarti, Silvano non farà altre preghiere per te». E il fratello fece una metanìa e perdonò al suo nemico.
[N., 557 (P.E., II, 37, 4)]

Un anziano diceva: «Se desideri conoscere il tuo prossimo, onoralo piuttosto che biasimarlo».
[Bu., II, 400]

Un fratello interrogò l’abate Poemen e gli disse: «Padre mio, quando un fratello dimora con me, dove vuoi che io guardi?». Egli gli disse: «Metti i tuoi peccati sulla sua testa e guardali».
[Eth. Coll., 13, 53]

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