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Del Padre Spirtuale

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Si diceva degli Scetioti che se taluno sorprendeva la loro pratica, vale a dire arrivava a conoscerla, essi non la tenevano più per una virtù ma per un peccato.
(P.E., III, 26, 20 *)

Se interroghi un padre a proposito dei tuoi pensieri, prega prima Dio e di’: «Signore, metti ciò che vuoi nella bocca dell’anziano, affinché me lo dica. Poiché io riceverò come dalla tua bocca, Signore, ciò che mi verrà da lui. Rafforzalo, Signore, nella tua verità, affinché io impari dal tuo mediatore la tua volontà». E custodisci [in cuore] ciò che ti dice il padre, con cura e timore.
(N., 592/58)

Un fratello interrogò un anziano: «È bene andare a trovare gli anziani, o è meglio rimanere in cella?». Gli rispose: «Regola dei padri antichi era visitare gli anziani, i quali giustamente ordinavano di rimanere in cella».
(N., 613 *)

Si diceva dell’abate Arsenio che nessuno potè dire mai come vivesse.
[N., 15 (S. 20) *]

Un anziano disse a un altro anziano che era caritatevole e frequentava monaci e secolari: «La lampada molto rischiara, ma brucia il proprio lucignolo».
[N., 18]

Si raccontava di un anziano, che abitava con alcuni fratelli, che egli diceva loro una sola volta di fare una cosa e se non la facevano, egli stesso si levava e la faceva, senza collera.
[N., 128]

Un santo uomo diceva: «Se tu dici una parola di vita, dilla con compunzione e lacrime a colui che ascolta. Se no, non dirla, per non morire
restando senza profitto, con parole che ti sono estranee, pur volendo salvare altri».
N., 433 (P.E., IV, 38, 6)

Un anziano diceva: «Sii come un cammello: porta il carico dei tuoi peccati e, attaccato alla briglia, segui i passi di colui che conosce le vie di Dio».
N., 399 (P.E., 1,19, 17) *

Gli anziani dicevano: «Rimproverate i fanciulli se volete evitare che siano loro a rimproverarvi».
N, 543 (P.E., I, 11, 6)

L’abate Antonio ha detto: «I padri anziani partirono per il deserto e furono guariti; diventarono medici e, chinandosi sugli altri, li guarirono. Ma noi, nello stesso momento in cui usciamo dal mondo, prima ancora d’essere guariti vogliamo curare gli altri; ma abbiamo una ricaduta, e l’ultimo nostro stato è peggiore del primo,38 e udiamo il Signore dirci: “Medico, guarisci prima te stesso”».39
[N., 603]

Un anziano disse: «Preferisco ricevere che dare lezioni». E disse ancora: «Non insegnare prima del tempo, altrimenti la tua intelligenza resterà anchilosata per sempre».
[N., 668-669]

L’abate Mosè ha detto: «Il monaco che è sotto la guida di un padre spirituale e che non pratica l’obbedienza e l’umiltà, anche se, da solo, digiuna o fa ogni altra cosa che gli sembri buona, non otterrà una sola virtù e ignorerà che cosa sia un monaco».
[P.E., I, 20, 9]

Un anziano vide, seduto tra i fratelli, un fratello che insegnava cose che gli erano estranee; e gli disse: «Come puoi camminare in un paese che non è il tuo?».
[Bu., II, 349]

I discepoli dell’abate Macario dissero un giorno all’anziano: «Che cosa è grande, e che cosa è piccolo?». Egli disse: «Ciò che uno vede piccolo nei propri pensieri, è grande, e ciò che egli ritiene grande, è piccolo». Gli dissero: «Spiegaci questa parola, Abba». Disse loro: «Purificate i vostri cuori, e troverete il senso di questa parola».
[Arm., II, 83 (19) A]

Un fratello domandò a un anziano: «Che cosa devo fare quando rimango nella mia cella?». Egli disse: «Non sono che un uomo in una fossa profonda fino al collo, e, caricato di un fardello, esclamo: “Dio abbi pietà di me!”».
[Ch., 107]

L’abate Banè chiese un giorno all’abate Abraham: «Un uomo che sia divenuto come Adamo nel paradiso ha ancora bisogno di consigli?». E quello gli rispose: «Sì, Banè, poiché se Adamo avesse chiesto consiglio agli angeli: “Devo mangiare il frutto di quest’albero?”, gli avrebbero detto: “No”».
[Ch., 246 *]

Un fratello anziano disse all’abate Poemen: «Quando sto qui con te, i pensieri mi assillano, padre mio; per questo non vengo più da te». E l’abate Poemen gli disse: «Perché?». Il fratello disse all’abate Poemen: «Perché vengo da te e ascolto la tua parola, ma non la compio. Possa la tua parola non essere la mia condanna nell’ultimo giorno!». E l’abate Poemen gli disse: «Ho parlato un giorno di questo problema all’abate Macario di Scete e l’abate Macario mi ha detto: “Tu, assolutamente, non cessare di visitare gli anziani; infatti verranno giorni in cui, se vuoi servire Dio, vincerai con le parole degli anziani. Se di nuovo i pensieri fanno irruzione in te, ricordati delle parole degli anziani, vi troverai aiuti e sarai salvo”».
[Eth. Coll., 13, 72]

L’abate Pastor raccontava questo: «Ero andato un giorno nella Bassa Eraclea dall’abate Giuseppe. C’era nel suo monastero uno splendido fico. Mi disse, alle prime luci di un mattino: “Va’ a raccogliere là quei frutti, e mangiane”. Era di venerdì. Non ne mangiai per via del digiuno e gli chiesi: “In nome di Dio, spiegami per quale ragione mi hai detto: Va’, e mangiane. Non vi sono andato perché era giorno di digiuno, ma mi vergognavo di non adempiere a un tuo ordine, perché pensavo che certo non mi avevi chiesto di far ciò, senza una ragione”. Egli mi rispose: “Gli anziani non dicono ai fratelli cose sensate fin dal principio; al contrario, sono ordini senza né capo né coda quelli che danno loro. Se essi vedono eseguiti tali ordini, da quel momento dicono loro solo ciò che è veramente utile, avendo visto che sono obbedienti in tutto”».
Giuseppe, 5

Un fratello interrogò un anziano: «Abba, io interpello gli anziani ed essi mi parlano della salvezza della mia anima, ma io non ritengo nulla di quel che mi dicono. A che pro interrogarli, non ne ricavo nessun profitto: sono completamente corrotto!». Ora, vi erano là due vasi vuoti. L’anziano disse al fratello: «Va’ a prendere uno di quei due vasi, riempilo d’olio, bruciavi dentro della stoppa, poi vuota via l’olio e rimettilo al suo posto». Il che fu fatto. «Daccapo», disse l’anziano. E dopo che il discepolo l’ebbe fatto parecchie volte, gli disse: «Ora porta qui tutti e due i vasi e vedi quale dei due sia più pulito». «Quello dove ho messo l’olio», disse il fratello. «Così è della tua anima con le domande che poni agli anziani», continuò il vecchio; «benché non trattenga nulla di ciò che ode, tuttavia si purifica lentamente, più dell’anima che non interroga».
[N., 223 *]

Appena convertito dal mondo e rivestito dell’abito monastico, un fratello si fece recluso: «Voglio essere anacoreta», diceva. A tale notizia gli anziani suoi vicini accorsero e lo fecero uscire, con l’ordine di percorrere le celle dei fratelli e di fare una metanìa dinanzi a ciascuno di loro, dicendo: «Perdonatemi, non sono un anacoreta, non ho neppur cominciato a essere monaco».
[N., 243 *]

Si diceva che i padri parlassero secondo i pensieri e la persona alla quale si rivolgevano.
[Arm., II, 114 (40) A]

Ecco le sette sentenze che l’abate Mosè insegnò all’abate Poemen; se qualcuno le osserva, viva in comunità, nella solitudine o nel mondo, potrà essere salvo:

  1. In primo luogo, come sta scritto, l’uomo deve amare Dio con tutta la propria anima e con tutto il proprio spirito.
  2. L’uomo deve amare il suo prossimo come se stesso.
  3. L’uomo deve fare morire in sé ogni male.
  4. L’uomo non deve giudicare il proprio fratello, in nessuna occasione.
  5. L’uomo non deve fare del male agli altri.
  6. L’uomo deve, prima di uscire dal proprio corpo, purificarsi da ogni macchia della carne e dello spirito.
  7. L’uomo deve avere sempre un cuore contrito e umiliato: questo è possibile a chi guarda sempre i propri peccati e non quelli del proprio prossimo.

Per la grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con Dio Padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Così sia.
[M., 109]

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