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4 aprile 1980. Venerdì Santo. Nel suo più grande abbandono.

MESSAGGI DON STEFANO GOBBI 1980

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4 aprile 1980. Venerdì Santo. Nel suo più grande abbandono.

«Figli prediletti, restate oggi con Me sotto la Croce. Sono accanto a Gesù che muore, per avvolgere col mio amore di Madre tutto il suo immenso dolore. E vengo perfettamente associata a Lui, nel bere l’amaro calice del suo grande abbandono. Qui, sotto la Croce, non vi sono gli amici e i discepoli, non vi sono tutti coloro che da Gesù sono stati, in tante maniere, beneficati. Il suo sguardo divino è velato da questa interiore e così umana amarezza. E il mio sguardo di Madre si apre smarrito per cercare, fra i presenti, qualcuno da offrirgli, per placare la sua dolorosa sete di amore: “ho cercato consolatori, ma non ne ho trovati”. Qui, sotto la Croce, non vi sono le folle osannanti, né la gente che lo accoglieva festosa, né le moltitudini da Lui nutrite col suo pane. Vi è un gruppo di poveri figli accecati dall’odio, e sospinti a disumana ferocia dai loro capi religiosi, per rendergli più amara l’ingratitudine e più profondo il suo abbandono. Così per il suo dolore, lo scherno; per le sue cadute, lo sdegno; per le sue ferite, gli insulti; per il suo corpo immolato, l’oltraggio; per i gemiti della sua agonia, le bestemmie; per l’offerta suprema della sua vita, il vilipendio e il rifiuto. Il Cuore di mio Figlio viene squarciato da questo immenso abbandono, ancora prima di esserlo dalla lancia del soldato romano. Il Cuore della Madre è ferito da un dolore sì grande, che non può essere lenito dalla presenza di alcune persone fedeli. Qui, sotto la Croce, non vi sono i suoi dodici apostoli. Uno lo ha tradito e già si è tolto la vita; un altro lo ha rinnegato e piange lontano; gli altri sono sperduti e hanno tanta paura. Ma almeno uno con Me è rimasto: il piccolo Giovanni. Io sento il suo cuore innocente pulsare, vedo il suo timore di bimbo smarrito, il suo dolore d’amico sincero, e lo stringo al mio cuore per sostenerlo nell’aiuto che è chiamato a donarmi. Lo sguardo di Gesù, che sta per morire, nel momento del suo supremo abbandono, dalla Croce si posa intensamente su di noi due e si illumina di un amore infinito: “Donna, ecco il tuo Figlio.”. E, sotto la Croce, dove mio Figlio è ormai morto, stringo al mio Cuore Immacolato il mio nuovo bambino, che da tanto dolore è ormai nato. Così tutto si compie. Qui, sotto la Croce, ove vi ho generati, oggi vi voglio, miei figli prediletti. Nel momento in cui la Chiesa è chiamata a vivere le ore della sua passione e del suo grande abbandono, siete voi i figli che le dono, perché sia da Me consolata e aiutata. Per questo, con Giovanni, restate tutti sotto la Croce di Gesù, accanto alla vostra Madre Addolorata, perché il disegno del Padre si compia».

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